Sunday 31 May 2015

Il jazz do mundo di Jéssica Areias. Eleganza, ricerca e colore nel suo primo album "Olisesa"



La voce di Jéssica Areias porta con sé i colori, i ritmi, le tonalità delle sue terre: Angola, Brasile, Portogallo.

Nelle sue canzoni c’è il sapore del viaggio, della scoperta, della contaminazione.

Jazz, Bossa Nova, Fado, MPB musica popolare del Brasile e ritmi tradizionali angolani in un mix colorato e raffinato di suoni.

Non è solo il ritmo a farci viaggiare ma anche la lingua; nella bellissima voce di Jéssica si incontrano infatti portoghese, creolo e Umbundu, una delle lingue locali dell’Angola.

Quella di Jessica è anche un’operazione di recupero linguistico di un patrimonio culturale ricchissimo che rischia di scomparire.

Jéssica canta da quando aveva 9 anni; trasferitasi a Lisbona ha avuto l’occasione di partecipare a “Operazione Trionfo”, il talent show che l’ha fatta conoscere a livello internazionale.

È diventata insegnante di tecnica vocale e si è laureata in educazione musicale alla facoltà di Arte di San Paolo. Vive attualmente in Brasile a San Paolo dove ha partecipato al festival di Jazz Paraty e a diversi eventi della FNAC.

Le sue radici angolane sono, per lei, la sua casa e il suo punto di ritorno. Il titolo del suo primo album “Olisesa” significa in portoghese “Com liçenca” “Mi scusi, con permesso”


 -- Peço Licença, licença para cantar.
Aos meus antepassados, espíritos Ancestrais da minha terra,
que a força do Mar e do Fogo permitam que o meu dom, a missão da minha voz ecoe,
se cumpra e chegue a todos os cantos do mundo! --



E noi “le accordiamo il permesso” con molto piacere e le auguriamo uno straordinario successo anche in Italia.


 Abbiamo parlato con Jessica e le abbiamo fatto qualche domanda mescolando italiano, portoghese e inglese in accordo con il gusto per lo scambio culturale.

  •     Potresti scegliere un colore e un sapore che descrivano ciascuno dei paesi a cui sei legata? “Per l’Angola sceglierei il rosso, il colore della casa, dell’amore, della mia terra e un sapore su tutti: l’olio di palma. 
 
Per il Brasile scelgo l’azzurro: il colore della comunicazione, della scoperta, della ricerca e della formazione. Di un orizzonte da inseguire. E un sapore: il mais. Le pannocchie che vendono per la strada a San Paolo, l’odore che si espande per la città.

Il Portogallo mi fa pensare al verde, il colore della trasformazione, della speranza. Per esempio, il giorno in cui mi iscrissi alla facoltà di diritto fu lo stesso in cui scoprii di essere stata selezionata per “Operazione Trionfo” e la mia vita cambiò radicalmente. Realizzai che la musica sarebbe stata il mio mestiere, la mia strada. Un sapore che mi fa pensare al Portogallo è il pão com chorizo, pane e salsiccia.”

  •     Come nasce la mescolanza linguistica nelle tue canzoni e come mai hai pensato di cantare in Umbundu?

“È avvenuto tutto molto naturalmente. In casa mia si sono sempre respirate varie influenze musicali tra cui quella creola, grazie ad amici capoverdiani. È una lingua molto musicale che mi è venuto spontaneo usare per comporre alcune mie canzoni. 

La stessa cosa è avvenuto per l’Umbundu. La parte maggiore della mia famiglia viene da Lubango nel sud dell’Angola da dove proviene questa importante lingua locale; ho voluto fare un omaggio alla mia terra. Ho ricercato le parole ed è stato interessante perché, per esempio, in Umbundu non ci sono le coniugazioni, il plurale si declina di forma completamente differente, è una lingua di contatto.
Abbiamo anche creato alcune parole o cercato sinonimi quando non esistevano. Per esempio in Umbundu si dice “lisesa”, che significa permesso. È una parola prestata dal portoghese. Per poter tradurre il senso l’abbiamo ancora dovuto trasformare per aggiungere la preposizione. “Olisesa” quindi significa con permesso. È come un territorio da esplorare e da inventare.

Mi sento molto creativa quando sono a casa mia, in Angola, c’è molta fluidità di pensieri e di idee. Creare mi viene naturale. Ho scritto la maggior parte delle canzoni per quest’ album quando stavo in Luanda per un mese.”


  •         Qual è il filo conduttore dell’album e quali sono le tematiche principali?

“Sono le sonorità a legare le canzoni dell’album, le diverse influenze musicali e i percorsi di vita che mi hanno portato a incontrarle e approfondirle.

I ritmi africani sono molto presenti nell’album, i suoni del Djembe e dell’Atabaque.
Anche le parole scelte per le canzoni riflettono le influenze del mio viaggio musicale, attraverso il loro suono e il loro messaggio cerco di comunicare la mia visione del mondo.”


Le chiediamo di farci un esempio e Jéssica intona a cappella e con una voce limpidissima queste parole:    
"Canto per stare più vicina a tutto quello che sono – perché in ogni sguardo cerco il tono del mio dono”
 
  •          Cosa può portare la musica angolana alle altre culture?
La musica angolana porta un messaggio di libertà, di connessione al mondo, di relazione spontanea e ricca con gli altri, essendo molto legata alla danza. La parte ritmica è molto profonda, pulsar de coraçao. La mia è una musica del mondo, connessa alla cultura lusofona ma parte dalla musica angolana.


  •        Cosa ti affascina della cultura italiana? Hai mai pensato di cantare in italiano?

Non ho mai avuto un rapporto diretto con la cultura italiana. L’ho vissuta di riflesso grazie alla forte influenza che ha sulla cultura brasiliana soprattutto per quanto riguarda il cibo: pasta, pizza, pomodoro, formaggio…

Sono arrivata in Italia un po’ per caso, ma già da questi primi giorni sento una forte connessione culturale e molta apertura. Milano mi piace perché ha la vitalità dell’incrocio culturale che l’attraversa pur mantenendo un’identità italiana.

C’è una canzone che ho cantato da piccola in italiano, faceva così
Oje vita, oje vita mia
 oje core 'e chistu core… 
E intoniamo “O’ sordato ‘nnammurato
“si' stata 'o primmo ammore e 'o primmo e ll'urdemo sarraje pe' me!”
 
Così dall’Umbundu siamo arrivate al napoletano, in perfetto stile Expo.





Jéssica Areias si esibisce sul “Palco Angola” fino il 3 giugno.



Per più informazioni sul nuovo album “Olisesa” e sulla cantante Jéssica Areias:
Soundcloud: http://soundcloud.com/j-ssica-areias






Thursday 28 May 2015

Sole, tè, dolce dell’Unione Africana e voglia di condividere.

Questi gli ingredienti del “Tea Party” che si è tenuto oggi pomeriggio al ristorante Canela Gourmet.La chef Elsa Viana ha preparato per gli ospiti una torta raffigurante la bandiera dell’Unione Africana per consolidare i rapporti tra i rappresentanti del continente in Expo. 

I delegati di Ghana, Mozambico, Tanzania, Angola con la partecipazione della Colombia si sono ritrovati sulla nostra terrazza per passare un piacevole momento di condivisione e tradizione.

Dopo il successo dell’Africa Day, l’impegno è di creare una rete di relazioni tra i padiglioni e i cluster che ospitano paesi africani, favorire visite di gruppo e lo scambio di conoscenze, politiche e pratiche alimentari


















Wednesday 27 May 2015

"Les belles de Sangandombes" : gli accessori di Teresa Cohen in vendita al Bazar


Abbiamo intervistato Teresa Cohen, fashion designer, in occasione della preparazione dell'Africa Day: una donna molto bella, fiera e sorridente.

Teresa è medico e deputato ma la creazione e la manualità sono le cose che da sempre l'appassionano.

I suoi lavori non sono solo accessori, ma sono vere e proprie opere d'arte che nascono dalla voce profonda dell'Angola.

Un'artista che non dimentica la storia di schiavitù e sofferenza del suo popolo ma ne fa simbolo da indossare e portare sulla pelle sotto forma di collane, orecchini, cinture e foulards.

Teresa passa ore a lavorare con le "Missangas" le perline colorate ricavate dalle conchiglie usate come moneta di scambio ai tempi della schiavitù.



Dalla provincia del Cunene, vicino alla Namíbia, dove la guerra civile fu particolarmente violenta Teresa ha studiato la composizione dei colori, delle fantasie degli abiti tradizionali.
Ogni forma e colore ha un preciso significato.

Catene e collati tipici degli schiavi, i "Lubambos", diventano collane e cinture piene di colori.

"Sono nato con le catene al collo e nessuno me l'aveva detto. Le sento ancora."
Teresa cita le parole di questa poesia del marito scrittore Arnaldo Santos.












Il progetto di Teresa Cohen mira ad unire scrittura e artigianato in un'unica espressione artística.

Le sue creazioni vogliono dare materialità e concretezza a testi letterari di autori angolani per trasmettere lo stesso messaggio di orgoglio e consapevolezza.

Il nome della collezione "Les belles de Sangandombes" è il titolo di una poesia che ritrae un gruppo di donne africane intente a trasportare l'acqua nelle tipiche ciotole portate sulla testa: le sangas.

Teresa rielabora questa iconografia nei suoi lavori, per ricordare la difficoltà ad accedere alle risorse naturali e il lavoro instancabile della donna.







L'artista dà nuova forma a questi oggetti stilizzandoli e impreziosendoli.

Le schiave, per esempio, erano costrette a portare pesanti cinture con inserti di piombo che impedivano loro la fuga. Teresa sostituisce il piombo con l'argento per liberare la storia di queste donne e dare valore alla loro lotta per la libertà.

L'altro progetto di Teresa sono i "lenços", foulards su cui stampa illustrazioni di volumi di autori angolani, per esempio opere di Luandino Vieira, uno scrittore importantissimo che dedicò la sua vita al popolo angolano, alla sua battaglia, alla sua allegria e forza vitale.





Africa da vedere, indossare, vivere, conoscere. Al bazar del nostro padiglione per tutta la durata di Expo.


Monday 25 May 2015

Angola in salsa rosa

Angola in salsa rosa



Il progetto del blog nasce dalla volontà di comunicare aspetti salienti della cultura nazionale mettendo in relazione soprattutto la cucina e la forte impronta femminile che caratterizza il padiglione e la società angolana.

Da qui il nome “Angola in salsa rosa”.

Parleremo di cucina e lo faremo illustrando le ricette, scoprendo gli ingredienti e facendoci guidare dai due chef. Lo chef Kitaba ci svelerà i segreti della cucina tradizionale mentre la chef Elsa Viana rielaborerà i piatti in chiave europea e internazionale.

Dalla cucina andremo alla scoperta dell’Angola attraverso la musica, l’arte e il turismo.
La musica dal vivo e il buonumore accompagnano tutte le giornate nel nostro padiglione, facendo scatenare il pubblico a ritmo di semba.

Esploreremo i generi musicali, parleremo di danza, mostrando video e passi dei balli più popolari e faremo conoscere gli artisti più conosciuti della scena nazionale e internazionale.

A partire dalle mostre d’arte contemporanea nel padiglione ci addentreremo nella scena artistica angolana, avventurandoci anche nel design e nella moda.

L’intento del blog è svelare le meraviglie dei paesaggi angolani facendoli conoscere al pubblico italiano e proponendo percorsi turistici e spunti di viaggio.

La volontà è “raccontare” l’Angola con le parole, i colori, le storie di coloro che la vivono, la respirano, le appartengono. In virtù del forte legame che lega la donna alla terra, ci piacerebbe raccogliere storie di donne: un sapore, un ricordo, un paesaggio, un oggetto particolare.