Cominciando dal processo di riproduzione dei semi si vuole affrontare e analizzare il processo di riproduzione della cultura. Le sementi rappresentano, infatti, il punto di partenza dello sviluppo sociale, l’origine della memoria.
Le opere di Francisco Vidal hanno aperto la serie. Dipingendo sui maceti, strumento simbolo della battaglia per l’indipendenza angolana , Vidal ne fa una reinterpretazione.
Ora in mostra alla Biennale di Venezia, il lavoro di Vidal riabilita la storia recente incarnando un ideale di liberazione e di confronto attorno al tema della guerra, ancora considerato tabù, proprio utilizzando il simbolo nazionale.
Immagini personali e archetipi femminili, come la Pietà di Michelangelo, si fondono in una dimensione intima e delicata centrata sul corpo e sulla maternità.
La sovrapposizione di materiali rimanda a una generale idea di fragilità dell’uomo e allo stesso tempo all’intreccio di una memoria che diventa insieme ricordo collettivo.
Il giorno dell’inaugurazione si è tenuta una performance legata all’idea di maternità e di creazione. Portare qualcosa di nuovo al mondo e al tempo stesso connettersi con un realtà preesistente sono le idee che l’artista e la performer vogliono comunicare. Il video della performance sarà presente in sala fino alla fine di giugno.
L’opera di Ana Silva si connette in questo al tema del padiglione dell’Angola "Cibo e cultura: Educare per Innovare" in modo poetico e sottile.
Le protagoniste femminile angolane sono presenti nel mondo dell’arte anche come curatrici. Ci interessava sapere di più sulla scena artistica dell’Angola e ne abbiamo parlato con Suzana Souza, che ha concepito “Seeds of Memory”.
È curatrice indipendente e autrice, nata a Luanda. Ha frequentato gli studi artistici a Lisbona e un corso di laurea in culture postcoloniali e politica globale a Londra. Ha curato esposizioni per il Jewish Museum a New York, a Luanda e a Lisbona al Museo Berardo.
Al momento è coinvolta in un progetto di un collettivo culturale “Pés Descalços” con un gruppo di intellettuali indipendenti angolani.
- Come mi potresti descrivere la scena dell’arte contemporanea in Luanda attualmente?
- Qual è il rapporto di genere nella scena artistica? Guardando nella rete sembra che ci siano più rappresentanti uomini, come artisti ma anche come curatori.
In Angola ci sono proprio pochi curatori. Ci sono pochi uomini e penso un po’ meno donne, oltre me, direi che anche Paula Nascimento è una curatrice angolana.
Si è aperto un dibattito a Luanda, per sapere come mai ci sono molto meno donne rispetto a uomini artisti. La mia impressione è che ci sia molto da fare con il nostro apprendistato. La nostra prima scuola di arte è stata aperta quest’anno. Quindi la maggior parte degli artisti si è formata in Occidente o qui in un contesto privato maestro - studente e la maggior parte dei maestri prendono solo studenti maschi. Non lo diranno apertamente, però creano difficoltà di accesso per le donne. Esiste un’artista, Marcela Costa, che fa formazione artistica alle donne, proviene però dall’artigianato e le sue allieve restano spesso tagliate fuori dal mondo dell’arte contemporanea.
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