Januario Jano ha inaugurato la sua esposizione "Pop Orgy"
nella nostra Gallerie d’arte contemporanea.
Conosciuto anche come Jano Mcbeeboo, ha elaborato uno stile di espressione
artistica personale “The Kwick pop”. Le sue opere prendono le mosse dalla street art, attingendo
dall’immenso inventario della pop art e dell’arte urbana. Un vortice che ci
porta all’interno del quotidiano bombardamento mediatico e di immagini
declinato attraverso quattro macro temi della Pop Orgy: party, sesso, razza,
guerra.
Le installazioni sono una critica e uno spunto di
riflessione sulla nostra interazione con l’ambienturbano: dalla predominanza
della tecnologia a discapito di ogni altro aspetto dell’esistenza alla portata
distruttiva dell’uomo verso l’ambiente. Una visione di speranza accompagna però
lo sguardo di Jano.
“Essendo arrivata al
grado zero, la società è costretta a guardarsi indietro e a porre nuove basi.”
Tu lavori con le
immagini e la cultura pop, come possono “nutrire” l’arte? Qual è la relazione
tra la cultura africana e la cultura pop occidentale? Come ne è influenzata e
qual è il suo apporto?
Sì, io lavoro con la cultura pop ma in un contesto molto
personale, cerco di non fare caso al rumore eccessivo riguardo la cultura pop
ma di adattarla alle mie esperienze personali che hanno a che fare con la
memoria e l’identità.
L’arte può essere nutrita da qualsiasi influenza e
esperienza, in questo caso la cultura pop ha un impatto diretto sulla mia
pratica, prendo risorse e elementi per fonderle in quello che faccio.
In merito alla relazione tra l’Africa e la cultura pop, è
una situazione a due facce, l’Africa ha una ricchezza e una vastità di elementi
culturali che non sono ancora stati ampiamente esplorati in relazione alla
cultura occidentale, ma questo mostra che ciascuna parte può trarre benefici
dall’altra, che in un’ottica positiva è salutare …
Lavori anche con lo
spazio urbano; come pensi che l’interazione tra spazio e concetti sia stata
affrontata da questa Expo?
Lavoro con lo spazio urbano e in particolare interagisco con
supporti urbani, in altre parole facendo street art, mi interessa l’intera
scena artistica. È la prima volta che sono a Milano e, prima di Expo stessa,
provo a esplorare la città e la sua scena urbana. Ci sono un po’ di differenze
con le altre città in cui sono stato, ho notato che la sua peculiarità è
collegata alla storia italiana. Per
quanto riguarda Expo, sono colpito dall’impressione generale e dell’impatto
dell’evento stesso, è stato ben pensato e pianificato, ha un aspetto organico
che non satura lo spazio circostante grazie all’uso ridotto di cemento e vetro.
Ben fatto.
Come la tua esibizione
“Pop orgy” è legata a “Seeds of Memory”?
Il mio progetto è stato sviluppato per adattarsi a un
contesto ampio, ha una relazione diretta con Seeds of Memory per il suo DNA ,
Pop Orgy assume le influenze culturali e l’attuale stato della nostra società
contemporanea, l’uso eccessivo delle tecnologie così come influenzano il nostro
stile di vita. Parlo di appropriazione, ricerca di identità e esperienze
personali e questo ha un collegamento
diretto con la memoria, tutti questi elementi insieme possono essere tradotti
come “Seeds of Memory”.
Hai lavorato al design
del merchandising del padiglione, cosa ne pensi dello sviluppo del tema?
Sì, ho lavorato al design, lo sviluppo e la produzione del
merchandising del padiglione, un compito molto impegnativo, ma con la
collaborazione di altre persone tutto è stato possibile. Il tema di Expo è
molto vasto, questo ti dà molto spazio per giocare sul concetto di
responsabilità. Alla fine dopo ore e mesi di progettazione penso ci sia stato un buon risultato.